Carenza di ferro: cause, sintomi per riconoscerla e cosa fare per prevenirla
- Cause della carenza di ferro
- Sintomi da ferro basso
- Rischi della carenza di ferro
- Prevenzione della carenza di ferro
- Integrazione corretta
Il ferro è un nutriente fondamentale per il nostro benessere: esso è indispensabile innanzitutto per il trasporto dell’ossigeno ai tessuti. Inoltre, il ferro ha un’importante funzione struttuale che espleta grazie alla mioglobina, una proteina contenente ferro che troviamo a livello muscolare e permette la rapida diffusione dell’ossigeno in questi tessuti.
Infine il ferro è coinvolto anche nel trasferimento di elettroni nella catena respiratoria, processo che avviene a livello mitocondriale e che ci permette di produrre ATP, la “moneta energetica” del nostro organismo.
Cause della carenza di ferro
Il ferro è un nutriente che l’uomo può assumere attraverso l’alimentazione. Tale minerale viene poi assorbito a livello intestinale e proprio a livello intestinale avviene la regolazione dell’assorbimento di ferro sulla scorta delle necessità dell’individuo: più il fabbisogno sarà alto, maggiore sarà l’assorbimento.
Tuttavia, sappiamo che oggi la carenza di ferro appare una situazione piuttosto comune e diffusa soprattutto nella popolazione femminile. Si stima, infatti, che il 25% della popolazione mondiale presenti un’anemia e che il 50% di tutte le anemie sia dovuta proprio alla carenza di ferro. [1]
I LARN consigliano un’assunzione di ferro pari a 10 mg al giorno negli adulti maschi, 18 mg al giorno nelle donne fertili che aumenta fino a 27 mg al giorno in gravidanza. Vediamo ora nel dettaglio le principali cause della carenza di ferro.
✓ Dieta
La principale causa della carenza di ferro è lo scarso apporto alimentare. Infatti, quando si considera l’apporto di ferro nella dieta bisogna tenere conto di due aspetti: la quantità di ferro e la sua disponibilità.
In linea generale possiamo pensare che esistano due tipologie di “ferro”, due molecole leggermente diverse, il ferro eme e il ferro non-eme. Il ferro eme è la variante più facilmente assorbita, ma si trova solamente nelle carni. Il ferro non-eme è scarsamente assorbito dal nostro intestino ed è quello più abbondante negli alimenti. In particolare, il ferro eme rappresenta il 40% circa del ferro presente nella carne e nel pesce, il ferro non-eme è quello presente nella verdura, nei legumi, nei cereali, nel latte e nei latticini.
Inoltre la solubilità del ferro dipende anche dall’interazione con altre molecole presenti negli alimenti. In particolare, se il ferro forma con altre molecole dei composti solubili, la sua solubilità aumenterà, così come la sua assimilazione. Viceversa, se i composti formati saranno insolubili, diminuirà l’assimilazione intestinale del ferro.
Le molecole che possono aumentare la biodisponibilità del ferro sono i composti solforati, l’ascorbato e il beta-carotene. Via libera quindi al connubio vegetali-succo di limone! Le molecole che invece diminuiscono la solubilità del ferro sono fitati e ossalati. Proprio per questa ragione, in caso di regime alimentare vegetariano si stima un minor assorbimento di ferro e pertanto deve essere maggiore l’apporto dietetico. [2]
✓ Problematiche intestinali
Come abbiamo anticipato, il ferro viene assorbito a livello intestinale. Nel caso in cui la mucosa intestinale non sia integra, come nel caso della celiachia non trattata, l’assorbimento del ferro può essere ridotto. La carenza di ferro, infatti, è uno dei primi sintomi della celiachia.
✓ Ipoacidità gastrica
L’acidità del succo gastrico risulta importante per il corretto assorbimento del ferro alimentare. Allo stesso modo, si è visto che un prolungato utilizzo degli inibitori di pompa (farmaci utilizzati in caso di gastriti o reflusso gastroesofageo per alzare il pH dello stomaco, limitando la produzione di acido cloridrico) può essere associato a bassi livelli di ferro nel sangue. [3]
✓ Perdite ematiche
Come abbiamo anticipato, nella donna fertile il fabbisogno di ferro è aumentato. Tutte le perdite ematiche, così come il ciclo mestruale, infatti, prevedono un’importante perdita di ferro. Dipendentemente dalla copiosità della perdita, è sufficiente aumentare l’apporto dietetico di ferro o intervenire con un’integrazione mirata.
Sintomi della carenza di ferro: cosa succede se si ha il ferro basso
I sintomi da carenza di ferro sono spesso sintomi generici, che possono essere confusi con altre problematiche. In generale, le condizioni che più frequentemente vengono descritte in caso di ferro basso sono la forte stanchezza generalizzata, le unghie fragili, l’aumentata perdita di capelli e la sindrome delle gambe stanche.
La mancanza di ferro si può associare anche a pallore, pertanto la pelle può apparire molto pallida e le labbra particolarmente chiare. Inoltre, alcune persone che soffrono di anemia da carenza di ferro potrebbero avere voglia di mangiare ghiaccio (pagofagia) o sostanze strane, per esempio terra o vernici (picacismo).
Questi sintomi non sono univoci per la mancanza di ferro e non sono necessariamente tutti presenti all’inizio dello stato carenziale. Il modo migliore per valutare la carenza di ferro è quella di eseguire un esame del sangue, valutando diversi parametri come l’emocromo, la ferritina, il ferro ematico, la transferrina e la sideremia. [4]
Carenza di ferro: i rischi e le conseguenze
Il ferro è un minerale fondamentale, come abbiamo già detto legato al trasporto dell’ossigeno ai tessuti. La carenza di ferro, quindi, può portare a conseguenze molto gravi dovute alla scarsa ossigenazione dei tessuti. In particolare si è visto che le anemie, quando non curate, si associano a un peggioramento dell’apparato cardiovascolare e, infatti, i pazienti con problematiche cardiache vengono costantemente monitorati per il loro livello di ferro nel sangue.
Come prevenire la carenza di ferro
La carenza di ferro può essere prevenuta e, in certi casi, trattata attraverso il ricorso a una dieta mirata. Attenzione anche alle diete dimagranti eccessivamente drastiche o all’abuso di prodotti integrali e ricchi di crusca, che potrebbero inibire l’assorbimento del ferro!
Nel caso in cui abbiate scelto una dieta vegetariana o vegana il nostro consiglio è quello di consultare degli specialisti per verificare che il vostro stile alimentare non abbia delle carenze e valutare i vostri livelli di ferro nel sangue. Eventualmente, insieme al proprio specialista di fiducia, potrà essere decisa un’integrazione ciclica di ferro.
Ricordiamo, inoltre, che in caso di carenza di ferro è bene prestare attenzione al consumo degli alimenti che ostacolano l’assorbimento del ferro non-eme (contenuto nei vegetali), come i tannini presenti nel caffè o nel tè (specialmente il tè nero e, in misura minore, il tè verde), i fitati presenti nei legumi e nei cereali integrali oppure il calcio presente nei latticini.
Integrazione corretta di ferro: quanto ferro assumere in caso di carenza
Nei casi in cui la carenza di ferro è lieve è possibile aumentare nell’arco della settimana l’introito di ferro eme con la dieta tenendo conto che i cibi più ricchi di questo nutriente sono le frattaglie, le carni di cavallo, la selvaggina, ma anche vongole e cozze. Inoltre è importante fare attenzione ad accompagnare sempre gli alimenti vegetali ricchi di ferro con del succo di limone o della frutta contenente vitamina C.
Nel caso in cui la dieta non bastasse, la carenza di ferro deve essere gestita da personale competente e anche la scelta dell’integratore deve essere personalizzata. Infatti esistono diversi integratori di ferro, più o meno efficientemente assorbite dal nostro organismo, che in alcuni casi possono provocare effetti indesiderati spiacevoli, come la stitichezza.
Avete sofferto anche voi di carenza di ferro? Condividete con noi la vostra esperienza e se avete domande scrivetecele nei commenti!
- [1] Warner MJ, Kamran MT. Anemia, Iron Deficiency. [Updated 2020 Aug 10]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2020 Jan-.
- [2] Pawlak R, Bell K: Iron Status of Vegetarian Children: A Review of Literature. Ann Nutr Metab 2017;70:88-99. doi: 10.1159/000466706
- [3] David N. Dado DO, Erin B.Loesch Pharm D, et al. “A Case of Severe Iron Deficiency Anemia Associated with Long-Term Proton Pump Inhibitor Use” https://doi.org/10.1016/j.curtheres.2017.01.003
- [4] Michael Auerbach, John W. Adamson. “How we diagnose and treat iron deficiency anemia”. First published: 26 September 2015. https://doi.org/10.1002/ajh.24201
articolo ben scritto dr aldo